Pechino conferma buoni dati per la ripresa nel mese di giugno. Specialmente nelle esportazioni la crescita è del 32% pari a 281,4 miliardi di dollari e in aumento rispetto ai dati di maggio, che avevano segnato un +28%. Diverso il discorso per l’import che se da una parte continua a crescere, con una crescita del 36,7% pari a 229,9 miliardi di dollari, dall’altra mostra un rallentamento rispetto agli esaltanti dati di maggio.
Crescita costante. Va detto chiaramente: la ripresa globale dalla pandemia del Covid-19 è indubbiamente trainata dal dragone cinese, con una crescita ininterrotta da quasi tredici mesi. Tuttavia, i consumi interni e altri settori economici mostrano una tendenza alla stabilizzazione. Come detto, i dati forniti dalle dogane mostrano una crescita di quasi trentasette punti percentuali pari a quasi 230 miliardi di dollari. In ogni caso, per quanto i dati siano positivi, mostrano un rallentamento rispetto ai numeri segnati nell’eccezionale mese di maggio, quando l’import segnò una crescita esponenziale del 51%. Ciò non toglie un bilancio globale più che positivo. Nella prima metà dell’anno, il valore commerciale estero cinese si è attestato sui 18,07 trilioni di yuan: una crescita di oltre il 27% rispetto allo stesso periodo del 2020. Inoltre, Pechino fino ad ora ha trainato la ripresa globale, con un bilancio tra import ed export che ha mantenuto una crescita positiva e costante per oltre tredici mesi. Il rallentamento delle importazioni riguardano in particolar modo il rame, dovuto prevalentemente all’aumento dei prezzi e ad un rallentamento generale del settore manifatturiero.
Futuro. Secondo quanto riportato dal Ministero del Commercio di Pechino, quasi il 40% degli esportatori cinesi intervistati ha registrato una crescita esponenziale a livello annuale dei nuovi ordini di esportazione. Dati che mostrano di certo un aumento della domanda estera e una maggiore competitività delle imprese, specialmente per quanto riguarda l’export via mare. Nonostante ciò, è lo stesso Ministero ad evidenziare come diverse siano le sfide da affrontare in futuro. In particolare, le principali difficoltà degli esportatori cinesi riguardano le spedizioni internazionali inefficienti e costose allo stesso tempo, uno yuan volatile, l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’aumento del costo del lavoro. La promessa di adottare specifiche misure, come il rafforzo del commercio elettronico transfrontaliero, finalizzate a dare una maggiore stabilità in ambito commerciale. Inoltre, il Ministero del Commercio cinese ha promesso di elaborare politiche e misure di sostegno per il rafforzamento della cooperazione economica e commerciale internazionale, dare un nuovo impulso allo sviluppo della nuova Via della seta (la Belt and Road Initiative) e l’agevolazione di nuove forme e modelli di commercio estero per promuovere uno sviluppo di alta qualità del settore commerciale. Su questi punti peserà di certo il dialogo con gli attori occidentali, in particolare il rapporto con l’Unione Europea dato che gli Stati Uniti sembrano poco propensi a qualsiasi mediazione in ambito commerciale, nonostante il cambio di amministrazione.
I dati del traffico transfrontaliero e rapporti con l’estero. Come detto, il commercio elettronico transfrontaliero totale cinese è aumentato del 36,9%, pari a oltre 700 miliardi di yuan (cioè 108,15 miliardi di dollari), con il volume globale che è aumentato di ben dieci volte negli ultimi cinque anni. Le aziende cinesi hanno costruito 1.900 magazzini in più all’estero, la quasi totalità dei quali ( il 90%) si trova in Nord America, Europa e Asia. Al fine di favorire il commercio cross border elettronico, il Ministero del Commercio di Pechino ha specificato che saranno individuate più aree come zone pilota integrate per l’e-commerce. L’obiettivo è quello di sviluppare dieci mercati integrati interni ed esteri, con esportazioni superiori a cento miliardi di yuan entro il 2025. Inoltre, il dragone andrà a modificare ancora le negative list, cioè una tabella unificata di divieti di investimenti e requisiti di licenze che si applicano a società sia nazionali che estere in tutta la Cina, tagliandone ulteriormente le limitazioni. L’obiettivo di tale mossa è quello di coprire gli investimenti esteri, promuovere più zone pilota con l’apertura nel settore dei servizi e promuovere costantemente lo sviluppo del porto di libero scambio di Hainan per stabilizzare il commercio estero e gli investimenti esteri. Naturalmente, tali azioni hanno finalità evidentemente distensive nei confronti degli Stati esteri, non solo occidentali ma soprattutto asiatici. Infatti, Pechino vuole promuovere l’attuazione dell’accordo economico Rcep (Regional Comprehensive Economic Partnership) con ben dieci dei Paesi AESEAN, in particolare per promuovere gli accordi di libero scambio con il Giappone e la Corea del Sud.