La seconda ondata del Covid-19 continua la sua avanzata nel mondo. Stando ai dati riportati dalla Johns Hopkins University, i casi di contagio a livello globale hanno superato abbondantemente i trentaquattro milioni di casi mentre le vittime si attestano su un totale di 1.023.423 unità. Gli Stati più colpiti per numero di contagi e decessi a livello di statistiche generali rimangono Stati Uniti, Brasile e India. Tuttavia, i dati settimanali mostrano come diversi Paesi europei, Francia e Gran Bretagna, siano costantemente tra i primi dieci Stati che hanno visto un considerevole rialzo dei dati negli ultimi sette giorni.
La situazione in Israele. Lo Stato israeliano versa in una situazione critica ed è stato il primo a dover adottare nuovamente un regime di lockdown, che rimarrà in vigore fino al 14 ottobre. I dati, tuttavia, continuano ad essere poco rassicuranti. Dopo aver superato addirittura gli Stati Uniti per il rapporto tra popolazione e numero di morti, nelle ultime 24 ore si sono registrati quasi novemila nuovi casi di contagio. I decessi sono stati quarantatré, portando il totale dei decessi a 1.571, mentre i malati attivi sono oltre 69mila con oltre ottocento i malati gravi, dato lievemente in ribasso rispetto all’andamento settimanale, e oltre duecento ricoverati in terapia intensiva.
I dati. A preoccupare, in particolare, è il fatto che oltre il 34% dei nuovi contagi appartenga ad ebrei ultraortodossi, comunità che rappresenta solo il 12% della popolazione complessiva dello Stato ebraico. Secondo Chezy Levy, direttore generale del ministero della sanità israeliano, tale dato si spiega per “il superaffollamento e le preghiere che a volte violano le regole di condotta” che ha portato questa parte della popolazione a raggiungere un “alto livello di morbilità”, ma ha anche specificato che il tasso di infettività sta “subendo un forte aumento”, nonostante i tasso di mortalità resti basso per via della giovane età degli infettati. L’esecutivo israeliano ha anche approvato nuove misure per limitare le proteste e confinare le libertà di culto entro un chilometro dalla propria abitazione.
Le sanzioni. Secondo molti critici la scelta è controversa ed è solo una mossa del premier Netanyahu di limitare e reprimere le proteste nei suoi confronti. In ogni caso, anche il ministro della difesa, Benny Gantz, ha sostenuto la scelta del Governo, spiegando la necessità di un “rinvio” delle manifestazioni per riuscire ad arrestare l’avanzata del virus. Le sanzioni per chi viola le disposizioni durante il periodo del Sukkot, una importante festività ebraica, sono di 500 Shekel, all’incirca 125 euro, e il confinamento per ora è stato esteso fino al 14 ottobre. Tuttavia, secondo Gantz tale regime potrebbe essere esteso per molte altre settimane.
Il difficile momento francese. Non migliora la situazione in Francia. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati quasi 14mila nuovi casi di contagio e oltre sessanta decessi, che porta il totale oltre le 32mila vittime nello Stato francese. Il ministro della Salute, Olivier Véran, in una conferenza stampa in diretta dall’ospedale Bichat di Parigi ha lanciato l’allarme: “nelle ultime ore sono state superate tutte le soglie di allerta”. Una situazione definita preoccupante e critica, tanto che, qualora non dovessero esserci miglioramenti nei dati, tutta la zona metropolitana parigina da lunedì diventerà “zona di allerta massima”.
Le strette. In tal caso, scatteranno le misure previste in Provenza, con chiusura di bar e ristoranti e divieto di feste, raduni, riunioni e piccoli assembramenti. Nonostante un miglioramento in città come Bordeaux, Nizza e Marsiglia, che testimoniano l’efficacia delle misure restrittive, un peggioramento si è registrato in altri grandi centri: Lille, Lione, Grenoble, Tolosa e Saint- Etienne. Il miglioramento della situazione nelle città sottoposte a misure restrittive, in ogni caso, sono per il ministro della Salute “segnali di speranza come segnali di incoraggiamento” a perseverare nelle misure di contenimento.
La situazione nel resto d’Europa. Continua ad essere alta l’attenzione in Germania, dove si sono registrati per il secondo giorno consecutivo oltre 2.500 casi. Nello stato tedesco dall’inizio della pandemia si sono registrati un totale di 291.722 contagi e 9,500 morti. La Cancelliera, Angela Merkel, ha ribadito in questi giorni la preoccupazione per la diffusione dell’epidemia, sostenendo che se l’aumento dei casi dovesse continuare a questo ritmo si potrebbe arrivare per Natale a oltre diciannovemila casi nuovi al giorno. Il capo dell’esecutivo tedesco ha anche ribadito che la Germania punta ad evitare nuovi lockdown generalizzati e intende agire in modo locale e mirato.
A Londra migliora leggermente la situazione: nelle ultime 24 ore si sono registrati poco meno di settemila contagi, secondo giorno di seguito di lieve diminuzione dei casi, e 59 decessi. Al momento nel Paese i ricoverati sono oltre duemila e duecento, dei quali oltre trecento in terapia intensiva. In Spagna è ancora scontro tra il governo centrale e le regioni. Le restrizioni poste dall’esecutivo sull’area di Madrid, la zona più colpita dello Stato spagnolo, sono state rifiutate dalla giunta regionale guidata dalle forze di destra. Una scelta fatta nonostante nella capitale spagnola si registrino oltre il 43% dei nuovi casi di contagio da Covid-19 a livello nazionale. Secondo gli ultimi dati della John Hopkins in Spagna i positivi sono quasi 770 mila, mentre le vittime sfiorano le 31.800.
Trump positivo al virus.
Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e sua moglie Melania sono positivi al Covid-19. L’annuncio è stato dato dallo stesso Tycoon su Twitter attraverso il suo account personale. Poche ore prima aveva scritto che entrambi si erano sottoposti al test del coronavirus e si erano messi preventivamente in quarantena dopo che Hope Hicks, una delle più consigliere alla Casa Bianca, era risultata positiva. Non è ancora noto se i Trump abbiano sintomi. Il loro medico personale, Sean P. Conley, al momento ha affermato che il Presidente e la compagna stanno bene, seppur presentino lievi sintomi, ma sicuramente il contagio rappresenta un grave danno per Trump. Infatti, ad un mese dalle elezioni, tale passaggio fa saltare completamente l’agenda politica ed elettorale del capo della Casa Bianca. Inoltre, il Presidente fa parte di quella fascia di popolazione a rischio: un eventuale peggioramento complicherebbe di molto il quadro istituzionale americano prossimo al rinnovo dell’esecutivo, nonostante il sistema statunitense possegga una strutturazione precise per un’eventuale successione. Intanto negli Stati Uniti si sono contati nelle ultime 24 ore oltre quarantamila casi e più di ottocento decessi, che portano il conto totale di 7.280.182 casi confermati e 207.818 vittime