La storica svolta politica in Israele è stata raggiunta: il governo del cambiamento di Naftali Bennett ha ottenuto la fiducia della Knesset, il Parlamento israeliano. Si tratta del primo governo senza Benjamin Netanyahu dopo oltre dieci anni di dominio assoluto. Il nuovo governo ha ottenuto la fiducia per 60 voti contro 59, ponendo fine a due anni di paralisi politica in cui il Paese ha dovuto affrontare quattro elezioni.
Fiducia e congratulazioni. Naftali Bennett, ex alleato di Netanyahu diventato rivale, diventa così il nuovo capo dell’esecutivo guidato da una coalizione varia e, sotto diversi aspetti fragile, composta da otto formazioni politiche con profonde differenze ideologiche. La dimostrazione è lo stato di tensione sui numeri prima del voto di fiducia. Tuttavia, uno solo, un deputato di Raam, è uscito dall’Aula al momento del voto e quindi si è astenuto. All’annuncio ufficiale da parte del nuovo presidente della Knesset, Miki Levy, l’aula è scoppiata in uno scrosciante applauso, con urla di felicità che si sono levate da parte dei sostenitori del nuovo governo. Nonostante alcuni legittimi dubbi, che il risultato sarebbe stato favorevole lo si era capito dalla nomina di Levy, un deputato di Lapid, che ha superato il candidato della destra. L’esecutivo, che vedrà la rotazione tra Bennett e Lapid nella carica di primo ministro, ha già giurato. In ogni caso, Netanyahu resta a capo del Likud e sarà leader dell’opposizione. Durante la votazione l’ex premier è rimasto seduto e in silenzio e dopo la votazione ha dato una stretta di mano a Bennett. Il primo a congratularsi con il neopremier e con il nuovo governo israeliano è stato il Presidente americano, Joe Biden: “Israele non ha amico migliore degli Stati Uniti. Il legame che unisce la nostra gente è la prova dei nostri valori condivisi e di decenni di cooperazione”.
Proteste in aula. Tuttavia, non filato tutto liscio durante l’insediamento. A nulla è valso l’omaggio che lo stesso Bennett ha fatto in apertura di intervento al suo ex alleato e mentore politico Netanyahu, ringraziandolo per i servizi resi al Paese. Un’opposizione scatenata ha interrotto Bennett per tutto il suo discorso. Addirittura Netanyahu ha persino deriso annunciando che farà cadere repentinamente un esecutivo definito “pericoloso”. Il nuovo premier ha mostrato nervi saldi mantenendosi calmo per oltre mezz’ora in mezzo a urla e schiamazzi. Inoltre, intimando all’opposizione di dare fine al caos creato in aula, ha promesso che sarà lui a mettere “fine ad un terribile periodo di odio tra il popolo d’Israele”. Un clima così pesante e complesso che Yair Lapid, il leader centrista che secondo i patti raccoglierà il testimone di Bennett a fine agosto 2023, ha rinunciato a parlare, affermando che sarebbe stato del tutto inutile intervenire.
Staffetta. Bennett resterà alla guida dell’esecutivo fino al 27 agosto del 2023 per lasciare in seguito il posto al centrista Yair Lapid. Quasi tutti i big della coalizione hanno avuto incarichi ministeriali: Lapid è ministro degli Esteri e premier alternato, Avigdor Lieberman va alle Finanze, Gideon Saar alla Giustizia, Benni Gantz resta alla Difesa. Aylet Shaked, seconda figura di spicco del partito di Bennett, diventa ministro degli Interni, mentre Merav Michaeli (Laburisti) va ai Trasporti e Nitzan Horovitz di Meretz, invece, diventa il nuovo ministro della Sanità. Mansour Abbas, leader di Raam, il partito arabo islamista per la prima volta al potere, diventerà il presidente della importante commissione interni della Knesset, mentre Issawi Freij, ministro arabo, diventa responsabile della Cooperazione.
Nuovi bombardamenti. Nonostante il cambio di governo, sembra non essere cambiato, come prevedibile, l’approccio di Israele nei confronti dei palestinesi. Nella notte tra martedì e mercoledì l’esercito di Israele lanciato raid aerei su alcuni edifici nella Striscia di Gaza in risposta al lancio di palloncini incendiari verso i territori israeliani da parte dei gruppi armati della Striscia. Per ora non ci sono notizie di morti o feriti. È la prima volta che le due parti violano la tregua stipulata un mese fa dopo la breve guerra avvenuta a maggio. L’attacco degli scorsi giorni è il primo deciso dal nuovo governo guidato da Naftali Bennettì. In un comunicato, l’esercito israeliano ha fatto sapere di aver “colpito edifici militari che appartenevano all’organizzazione terroristica Hamas, e che erano usati come basi e luoghi d’incontro per i terroristi di Hamas delle brigate di Khan Yunis e Gaza”. In verità, l’attacco è stato stimolato da un lancio di palloni incendiari dalla striscia. Tuttavia, il lancio di palloncini incendiari dalla Striscia di Gaza era a sua volta una risposta a una manifestazione nazionalista organizzata dalla destra israeliana martedì a Gerusalemme, per commemorare la conquista della città nel 1967 dopo la guerra dei Sei giorni. Da allora la parte est della città, che secondo gran parte della comunità internazionale spetta ai palestinesi, è occupata da Israele. La manifestazione sarebbe dovuta avvenire il mese scorso, ma era stata annullata per timore che potesse alimentare gli scontri. Il governo di Netanyahu, in uno dei suoi ultimi atti, l’aveva riprogrammata per martedì, al quale è seguito il benestare del nuovo governo. La marcia si è svolta sotto un rigido controllo della polizia, ma ci sono comunque stati scontri con diversi feriti e i toni sono stati duri. Dai manifestanti, tra le altre cose, sono stati cantati cori che inneggiavano alla morte delle persone di etnia araba. In breve, il cambio di timoniere non sembra aver portato a novità sul fronte dello scontro tra Israele e i gruppi palestinesi.