Dalle persecuzioni degli Uiguri nello Xinjang alle manifestazioni di Hong Kong, dalle truppe al confine ucraino alla questione Navalny. Il G7 degli Esteri di Londra si rivolge senza troppi giri di parole alla Russia e alla Cina, chiedendo chiaramente maggiori rassicurazioni in materia di diritti umani e sicurezza. Il summit britannico non lascia sospesa alcuna questione e denuncia apertamente il comportamento di Mosca, definito “irresponsabile e destabilizzante”, e le violazioni di Pechino verso le minoranze mussulmane nello Xinjang e le pressioni contro Hong Kong, che “erodono fondamentalmente gli elementi democratici”.
Sì al dialogo, ma con dei limiti. Nonostante il riferimento diretto alle due potenze su temi specifici, i leader del G7 Esteri non hanno chiuso le porte del dialogo, ma hanno voluto chiarire che non saranno accettate ulteriori provocazioni. Infatti, il documento finale esprime esplicitamente il suo “interesse a relazioni stabili con la Russia e tuttavia continueremo a rafforzare le nostre capacità collettive e dei nostri partner per affrontare e scoraggiare il comportamento russo che minaccia le regole dell’ordine internazionale”. Il riferimento esplicito è alle tensioni con Kiev, salite alle stelle dopo la decisione di Mosca di spostare un gran numero di militari sul confine ucraino. Il documento, poi, fa riferimento alle attività cyber e di disinformazione come fonte di destabilizzazione di sistemi democratici, senza tralasciare una stoccata sulla Crimea “annessa illegalmente”. Infine, il richiamo si conclude esprimendo rammarico per il deterioramento dei rapporti diplomatici tra Mosca e diverse diplomazie occidentali, invitando la Federazione a fare passi verso una normalizzazione del dialogo diplomatico.
Fake News, Navalny e proteste. Una grossa parte delle conclusioni del summit londinese è stato dedicato alla disinformazione e al suo contrasto. In questo caso il riferimento a Mosca e Pechino non c’è, ma i ministri degli Esteri hanno espresso l’impegno a creare un “Meccanismo di Risposta Rapido” per coordinare le democrazie occidentali e fornire una reazione efficace alle “attività straniere maligne”. Esplicito il richiamo alla Federazione russa sulla questione Navalny e sulla repressione delle proteste dei cittadini russi, che nelle scorse settimane sono più volte scesi in piazza per esprimere il proprio dissenso verso la gestione della pandemia e il sistema corrotto della politica russa. Su tale punto il documento è chiaro: “Restiamo preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Russia e la repressione sistematica delle voci dell’opposizione, dei difensori dei diritti umani, società civile indipendente e media”.
Il messaggio alla Cina. Naturalmente, neanche Pechino è stata risparmiata dalle critiche dei sette riuniti a Londra. In parte le critiche sono simili a quelle per Mosca, almeno sulla questione riguardante Hong Kong. Infatti, la Cina è stata richiamata per le ingerenze sempre più pesanti sul territorio autonomo, che negli ultimi anni ha portato ad una repressione delle proteste locali, e per i tentativi di riforma elettorale, accusato di erodere profondamente “gli elementi democratici del sistema elettorale a Hong Kong”. Non solo, Pechino è stata richiamata fortemente sulla questione dei diritti umani. In particolare, il G7 Esteri ha rivolto particolare attenzione alla questione della minoranza Uiguri nello Xinjiang, dove sono avanzate accuse in merito ai cosiddetti “campi di rieducazione politica”, nei quali il governo cinese è accusato di sottoporre i cittadini a misure di lavoro forzato e pratiche di sterilizzazione. Il documento conclusivo, infatti, sostiene fortemente la richiesta di accesso degli ispettori dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite per delle verifiche indipendenti. Un ultimo richiamo, poi, è stato fatto sul fronte economico, con i sette paesi che si sono impegnati a incoraggiare meccanismi di contrasto alle attività politiche capaci di minare un “sistema economico libero ed equo”. In conclusione, a Pechino sono stati rivolti una serie di inviti a cooperare con la comunità internazionale sul fronte pandemico e su quello dei cambiamenti climatici.