Il vertice tra i grandi sette in Cornovaglia si è concluso con un duro attacco alla Cina e all’insegna del rilancio dell’intesa tra le due sponde dell’Atlantico. Tuttavia, al di là dei proclami di facciata diverse sono state le differenze, mentre i punti d’intesa concreti sono stati pochi e per diversi aspetti frivoli.
Tra Europa, Cina e Russia. Certo, l’obiettivo di Biden in questo summit era quello di riallacciare un rapporto forte con i partner europei. Missione non riuscita completamente. Gli strascichi lasciati dall’amministrazione Trump sono ancora lungi dall’essere risolti. Inoltre, il primo passo per riallacciare un rapporto tra Stati Uniti e UE attualmente è stata compiuta da Bruxelles, che ha revocato i dazi di risposta alle misure americane. L’amministrazione statunitense ha assicurato lo stesso e sicuramente è un passo in avanti, specialmente dopo le tensioni con la presidenza Trump. Tuttavia, il totale riallineamento tra Europa e Stati Uniti è ancora lungi dall’essere raggiunto. Un esempio sta proprio nelle conclusioni, le quali proprio sul fronte del rapporto con Pechino non sono state unanimi. Sicuramente sulla questione dei diritti umani e i dubbi sulle origini della pandemia sono condivisi dalle potenze occidentali, ma diverso è l’approccio. Infatti, per quanto Pechino sia un avversario strategico di Bruxelles, l’atteggiamento europeo è quello di trovare nuove intese in ambito commerciale e climatico. Invece, Washington avrebbe voluto alzare il tono dello scontro, creando un fronte occidentale unico. Sempre dal punto di vista americano il piano di mettere all’angolo la Cina sembra pura utopia. Biden ha incontrato a Ginevra, nei giorni successivi al G7, il Presidente russo, Vladimir Putin. L’obiettivo americano di questo bilaterale era di scardinare l’alleanza tra Mosca e Pechino. Tuttavia, sembrava difficile che Biden potesse trarre grossi risultati su questo fronte dall’uomo che solo pochi mesi fa aveva definito come “assassino”. Inoltre, Putin difficilmente metterà in discussione l’asse strategico raggiunto con il dragone cinese: un’alleanza dove molti interessi di Pechino e Mosca si incontrano.
Nodo Brexit. Tornando sulle contraddizioni occidentali, in particolare europee, il G7 ha mostrato come i dissapori sulla Brexit siano tutt’altro che risolti. Durante il summit, il confronto tra i vertici europei e Boris Johnson non è stato certo idilliaco. In questi mesi diversi sono stati i dissapori fra Londra e le capitali europee, in particolare Parigi sulla questione della pesca. Tuttavia, a tener banco è sempre la questione doganale irlandese. Johnson pretende che l’Europa capisca che serve flessibilità sulla questione dei confini, dimenticando che tale accordo è stato firmato anche da lui.
Clima e lotta al virus. Anche sul fronte del cambiamento climatico le conclusioni sono state timide. I leader del G7 hanno affermato l’impegno a ridurre del 50% le emissioni nette entro il 2030 e contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C, oltre a cancellare i sussidi per i combustibili fossili entro il 2025. Il New York Times ha sottolineato la divergenza tra le attuali conclusioni e le dichiarazioni dei precedenti G7 a cui aveva partecipato l’ex presidente statunitense Donald Trump, che in passato ha ribadito più volte di non credere nel cambiamento climatico. Tuttavia, secondo gli ambientalisti il summit non ha preso alcun impegno concreto in termini di finanziamenti, né auspicato di vietare le ricerche di nuovi giacimenti di materiali fossili: un fattore non positivo in vista della Conferenza sul clima in programma a novembre a Glasgow. Sul fronte della crisi sanitaria, i paesi del G7 si sono anche impegnati a donare nel complesso un miliardo di dosi di vaccini contro il Covid-19 ai paesi più poveri, come già anticipato nei giorni scorsi da alcuni leader. Nel comunicato finale si parla esplicitamente di “chiudere la pandemia e attrezzarci per il futuro” entro la fine del 2022. Si tratta comunque di una piccola parte degli 11 miliardi di dosi che secondo l’OMS sono necessari per fare in modo che la popolazione mondiale sia vaccinata almeno al 70%.
In breve, il summit di Cornovaglia ha mostrato come manchi una linea comune tra le potenze occidentali. Unici punti di accorso sono stati il clima, con obiettivi minimi e di facciata, e la lotta alla pandemia. Tuttavia, di concreto c’è stato ben poco e troppi sono gli attriti che ancora permangono. Certo, il G7 doveva essere un primo passo per il rilancio delle relazioni atlantiche e così è stato. Tuttavia, sono passi timidi e portati avanti senza una strategia globale di fondo. In un mondo che sta ancora riprendendo dalla crisi sanitaria e dove c’è necessità di rafforzare la cooperazione tra i principali attori internazionali, queste contraddizioni sopite e la continua ricerca di uno scontro con le potenze orientali rischia di creare solo ulteriori ostacoli alla crescita globale.