È Kamala Harris la vice presidente scelta dal candidato democratico Joe Biden nella sua corsa alle presidenziali statunitensi. Già rinominata la “Obama donna”, Harris, come l’ex presidente a cui è stata paragonata, a 55 anni vanta già diversi primati: è stata infatti la prima donna, nonché la prima figura asioamericana, ad essere eletta procuratore generale della California. Ed ora, la senatrice è anche la prima donna afroamericana candidata alla vicepresidenza della storia degli Stati Uniti (fin ora infatti solo tre donne sono state candidate per questo titolo, ma nessuna di loro è stata mai eletta).
Una scelta prevedibile. La notizia ufficiale è arrivata dopo diverse settimane, in cui si sono rincorsi i nomi più papabili per l’ambita carica, ma alla fine la decisione è ricaduta sulla senatrice della California. Una scelta, a detta di molti, non così sorprendente: verosimilmente infatti Harris rappresentava la soluzione più politicamente convincente e conveniente, soprattutto per la sua forte presa sulle minoranze. Rispetto alle sue concorrenti infatti, tra le favorite Elizabeth Warren e Susan Rice, Harris potrebbe rappresentare per il candidato democratico la carta vincente in grado di compattare l’elettorato afroamericano a sua favore. D’altronde, la possibile vice di Biden, anche grazie al suo impegno per i diritti civili, gode di una popolarità non trascurabile, come testimoniano i suoi oltre 4 milioni di follower su Twitter. Un certo peso nella decisione deve aver giocato infine anche il trascorso umano dei due alleati che ha visto in passato Kamala molto vicina alla famiglia di Biden, essendo stata collega, nonché amica del figlio di quest’ultimo, il procuratore del Delaware, Beau Biden, scomparso nel 2015 a causa di un tumore al cervello.
Un passato a tratti burrascoso. D’altronde, lo stesso Biden ha dovuto fare i conti in prima persona con la capacità di presa di Harris, quando nel 2019 l’ha avuta come rivale nella corsa alle primarie presidenziali del partito democratico. In quell’occasione infatti la candidata alla vice presidenza ha dimostrato grande piglio e arguzia retorica riuscendo ad avviare una campagna elettorale inizialmente molto incoraggiante, anche a discapito dello stesso Biden. È stato, tra gli altri lo stesso presidente in carica, Donald Trump, a non perdere l’occasione per ricordare in questi giorni le dure parole usate da Harris contro l’attuale candidato dem alla presidenza durante un dibattito televisivo tenuto in quei mesi, nello specifico il 26 giugno 2019: “Phony Kamala” (Kamala l’ipocrita) – così l’ha ribattezzata Trump – in quel dibattito aveva accusato “Slow Joe” – altro nomignolo coniato dal tycoon – di non aver fatto abbastanza nella lotta al razzismo. In particolare, l’accusa si riferiva ad un tempo ormai lontano – quando Harris era solo una bambina – ed era quella di non aver appoggiato il cosiddetto “busing”, il servizio di trasporto pubblico che avrebbe dovuto accompagnare i bambini afroamericani in altri quartieri per favorirne l’integrazione.
Dal ritiro dalle primarie all’appoggio a Biden. Se è vero che i due non sono sempre stati alleati, è pur vero che per quanto i repubblicani – e nello specifico Trump – vogliano mettere l’accento sulle scaramucce passate tra Biden e Harris, la loro rivalità è durata ben poco. Difatti, a inizio dicembre 2019, la procuratrice della California, a fronte di un andamento sempre più calante della sua campagna elettorale, decise di ritirarsi dalla corsa alle primarie, appoggiando poi ufficialmente Biden l’8 maggio seguente. Ed ora gli screzi passati sembrano un ricordo lontano: “una combattente senza paura per i più deboli, e una dei migliori servitori pubblici del paese” ha infatti scritto Biden sul suo profilo Twitter annunciando la sua candidata vice. Parole che tuttavia non fanno altro che confermare il significato politico di questa scelta: compattare il voto afroamericano a suo favore.
Carta vincente o autogol? Ma, a guardar bene, Biden potrebbe aver fatto male i conti, in quanto non tutta la comunità afroamericana sostiene Harris, inoltre la senatrice è stata accusata in passato in seno alla stessa sinistra di aver agito in modo troppo frenato rispetto ad alcune tematiche, in primis la riforma della polizia o delle pene per spaccio di droga. In definitiva, non è escluso che quella che avrebbe dovuto essere una carta vincente si trasformi in un autogoal per Biden: saranno solo le elezioni autunnali a svelarci la verità.