Anche a San Marino l’aborto è diventato legale. Può sembrare una notizia di poco conto, ma che rappresenta una svolta storica per la comunità sammarinese, dove tale pratica era punita severamente. Così, a quarantacinque anni di distanza dall’Italia, anche nel microstato di tendenza cattolico-confessionale i cittadini hanno scelto di depenalizzare l’interruzione della gravidanza.
Una schiacciante vittoria. Il voto a favore della possibilità di abortire legalmente ha vinto con una netta maggioranza nel referendum che si è tenuto domenica nella repubblica di San Marino. Passa con una schiacciante vittoria del Sì che si impone con il 77,28% dei voti contro il 22,72%. In termini assoluti si parla di oltre 11mila voti per la legalizzazione contro circa 3200 contrari, mentre l’affluenza al referendum è stata di circa il 41% degli aventi diritto, in leggero calo rispetto al 2019. Il referendum di iniziativa popolare, che ha visto in prima linea l’Unione donne sammarinesi (Uds), rappresenta l’apice di un percorso iniziato nel lontano 2003, con la prima proposta di legge in questo senso da parte della parlamentare di Sinistra Unita, Vanessa Muratori.
Il reato. Fino ad oggi a San Marino l’aborto era un reato punibile con la reclusione fino a 6 anni, anche in caso di stupro, gravi malformazioni del feto e pericolo di vita per la donna. Inoltre, era un reato punibile con il carcere sia per la donna che interrompeva la gravidanza che per coloro che l’avessero eventualmente aiutata ad abortire. San Marino prima della consultazione era uno dei pochissimi posti in Europa dove l’aborto era illegale o fortemente limitato, assieme a Città del Vaticano, Malta, Andorra, Liechtenstein e Polonia. Il referendum si è tenuto dopo diciotto anni di tentativi di depenalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza.
Affluenza e prossimi passi. A votare per il referendum, secondo i dati forniti, sono stati 14.558.elettori. Il voto interno si è attestato sul 60,30%, per un totale di 13.850 voti, mentre gli elettori esteri sono stati 708. L’affluenza del 41,11% è risultata in leggerissima flessione rispetto alla tornata referendaria di giugno 2019. Ora, con la vittoria del sì, il Congresso di Stato sarà chiamato a redigere entro sei mesi un progetto di legge volto a disciplinare l’interruzione volontaria di gravidanza in territorio sammarinese. Nello specifico, la Reggenza, ricevuto il progetto di legge, lo trasmetterà al Collegio Garante della costituzionalità delle norme, affinché si esprima sulla compatibilità della proposta. Il Congresso di Stato, apportati eventuali emendamenti, depositerà il progetto di legge all’Ufficio di Presidenza del Consiglio Grande e Generale, che lo inserirà all’ordine del giorno della prima seduta utile. Il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Elena Tonnini, ha tenuto comunque a sottolineare l’utilità dello strumento referendario e ha commentare l’esito della consultazione: “l’importante affluenza, in linea con quella del 2019 conferma l’attenzione dei sammarinesi per lo strumento del referendum con la differenza che, in questa occasione, si è chiesto alla cittadinanza di esprimersi su un unico quesito mentre nel recente passato i quesiti erano due o più. L’esito referendario, il grande divario tra sì e no evidenzia che i sammarinesi hanno le idee chiare sul tema dell’interruzione di gravidanza”.
Festeggiamenti UDS. Le rappresentanti dell’Uione delle Donne Sanmarinesi (UDS) si sono riunite al Bar Tabarrini con giornalisti e attiviste delle città romagnole e marchigiane limitrofe per attendere e festeggiare i dati della vittoria. Come commenta Rosa Zafferani, membro del direttivo UDS: “Ogni dato che arriva viene commentato con urla di gioia. In alcuni seggi i ‘Sì’ sono più del doppio del ‘No’, si può immaginare la nostra felicità perché tutto l’impegno che ci abbiamo messo viene ripagato. Le donne hanno avuto fiducia in noi e sono state tante ad andare a votare oggi. Le donne sono state il 20% in più rispetto agli uomini, ma per avere una maggioranza così schiacciante significa che anche gli uomini hanno capito e ci hanno dato fiducia”. Il quesito del referendum domandava: “Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?”. Il quesito referendario era di tipo propositivo o di indirizzo, vale a dire che il suo obiettivo era determinare principi e criteri direttivi a cui il Consiglio Grande e Generale dovranno attenersi per formulare una legislazione più completa e ampia. Si apre una nuova pagina di storia per il microstato romagnolo.