Ormai è una certezza: sarà un passaggio di consegne che terrà il popolo americano con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto. L’ultimo episodio di questa faida tra l’uscente Donald Trump, che non ne vuole sapere di accattare una sconfitta ormai riconosciuta da tutti, e il Presidente eletto, Joe Biden, si è consumato sulla legge per gli aiuti di risposta alla crisi sanitaria causata dalla pandemia.
Un pacchetto da 900 miliardi di dollari che il Tycoon riteneva una vergogna. Infine, dopo dure pressioni da parte dei democratici e, in particolar modo, dei repubblicani, il Presidente uscente ha ceduto. Nella serata di domenica, con un comunicato emesso dal proprio resort di Mar-a-Lago, in Florida, Trump ha annunciato di aver firmato la legge sul pacchetto di aiuti e alla finanziaria da 1.400 miliardi, collegata alla prima e funzionale a mantenere aperti gli uffici pubblici ed evitare lo Shutdown.
Il pacchetto di aiuti. Nella giornata di sabato erano scaduti i due programmi di sussidi per sostentare oltre quattordici milioni di cittadini statunitensi. Molti americani erano rimasti letteralmente con il fiato sospeso, dato che contavano fondamentalmente sui sussidi statali in questa fase acuta di crisi sanitaria ed economica. Alla fine, il pacchetto da quasi 5.600 pagine è stato approvato. Come detto, la legge rinnova i due programmi di sostentamento: uno estende gli aiuti ai disoccupati per tredici settimane, oltre a quelli per i sussidi statali che durano di solito ventisei settimane; il secondo programma, invece, consente a freelancers e lavoratori a chiamata, o della GIG economy, solitamente esclusi da simili misure, di poter far domanda per i sussidi.
Oltretutto, il pacchetto di aiuti contiene una moratoria di un mese sugli sfratti, oltre a diversi aiuti a piccole aziende, ai fondi scolastici, ospedalieri e alla distribuzione dei vaccini. Ovviamente, lo stanziamento di aiuti di supporto e sostentamento è necessario e vedremo probabilmente nuovi stanziamenti anche dalla presidenza Biden. Infatti, il Covid-19 continua ad infuriare su tutti gli Stati Uniti, portando ad un peggioramento della situazione economica già di per sé grave.
La discussione sui sussidi. La legge firmata da Trump era stata precedentemente approvata dal Congresso il 21 dicembre, dopo una lunga fase di contrattazione tra democratici e conservatori. Come detto, Trump aveva rifiutato di firmarla, poiché per il suo punto di vista i 600 dollari previsti per i milioni di americani erano troppo pochi, chiedendo di alzarli a duemila dollari a persona. Tuttavia, gli aiuti erano una necessità impellente per i cittadini e per evitare lo shutdown. Così, Trump sotto le innumerevoli pressioni e il rifiuto, specialmente del Grand Old Party, ha deciso di accettare l’opposizione del Congresso alla sua proposta e firmare definitivamente l’atto. Tuttavia, subito dopo la siglatura del pacchetto, ha nuovamente lanciato le sue accuse e critiche.
Nel comunicato diffuso nella serata di domenica, il Presidente ha chiesto nuovamente un aumento il prima possibile del sostegno di reddito alle famiglie con più di quattro persone, compresi i figli. I tempi delle camere, però, restano incerti e specialmente i repubblicani non sono sembrati volenterosi di voler alzare gli assegni, nonostante il pressing del Tycoon. Sull’aumento degli assegni proposto da Trump, paradossalmente, sono favorevoli i democratici. Non a caso, lo stesso Biden ha dichiarato che questo piano è solo un anticipo del programma che porterà avanti dopo il passaggio di consegne del 20 gennaio.
Polemiche elettorali, accuse contro internet. Naturalmente, Trump non ha perso tempo per rilanciare, ancora una volta, le sue accuse di brogli elettorali, chiedendo al Congresso di indagare. Il Presidente uscente, inoltre, ha ammesso di non aver ancora accettato la sconfitta dello scorso novembre. Nonostante tutti i tribunali, compresa la Conte Suprema a maggioranza conservatrice, abbiano più volte bocciato i ricorsi per la mancanza di prove, Trump continua nella sua battaglia.
Una perseveranza che ha spinto anche diversi procuratori e giudici statali di tendenza conservativa a richiamare il Presidente uscente e i conservatori più fedeli, soprattutto per il rischio di minacce contro stessi militanti del GOP. Il 6 gennaio ci sarà la ratifica della vittoria di Biden da parte del Congresso e non dovrebbero esserci problemi, tolta qualche eventuale polemica di deputati del Tycoon. Inoltre, Trump ha invocato l’eliminazione delle protezioni legali concesse alle società Internet, accusate di voler censurare il GOP e i suoi alleati, nonostante il loro vasto seguito digitale.
Avrebbe voluto questa misura inserita addirittura in una separata legge di bilancio per la Difesa, sulla quale è stato posto il veto in protesta contro l’assenza della misura sui social media e contro una decisione di ribattezzare basi militari dedicate a generali confederati. Il Congresso, tuttavia, vuole ribaltare il veto del Presidente questa settimana con super-maggioranze. I parlamentari di entrambi i partiti hanno indicato di non voler considerare in quella sede la questione Internet e difeso la legge come cruciale per la sicurezza nazionale. “Non rinuncerò mai a lottare per gli americani” ha dichiarato Trump, sempre in questi giorni di aperta polemica, ma ormai deve convincersi che dovrà farlo lontano dalla Casa Bianca.