Quella portoghese è stata una tornata elettorale anomala, dove i cittadini sono stati chiamati a votare per rinnovare la più importante carica del Paese in una fase acuta della crisi sanitaria. Come è facile immaginare, non è stato un voto facile da organizzare, viste le difficoltà causate dall’imperversare del Covid-19. Infatti, il Portogallo sta affrontando il terzo lockdown a causa del numero crescente di casi e di un sistema sanitario che ha raggiunto il suo limite, trovandosi ad un passo dal collasso. Tale situazione ha avuto un ovvio riflesso sulle modalità di voto: un numero estremamente superiori di seggi con personale ridotto al minimo, l’istituzione dei seggi mobili per chi si trova in isolamento, oltre che l’inedito obbligo per gli elettori di essere muniti di matita propria per poter votare. Molti cittadini hanno anche usufruito della modalità di voto anticipato: oltre 240mila cittadini (246 nello specifico) hanno votato nella domenica antecedente.
La forma di governo. È necessario un piccolo chiarimento a livello di diritto costituzionale prima di procedere con l’analisi dei dati. Lo Stato portoghese è un sistema semipresidenziale, quindi il Presidente ha funzioni molto più ampie rispetto a quello italiano, che svolge una funzione di garante della costituzione e arbitro istituzionale nei processi di formazione di formazione e scioglimento dell’esecutivo. In parole molto semplici, l Presidente portoghese possiede mansioni più ampie e rilevanti, come in politica estera, ma, allo stesso tempo, la forma di governo portoghese non si risolve in un semipresidenzialismo forte come quello della quinta Repubblica francese, dove la carica presidenziale ha una incisività molto più ampia sulla vita istituzionale.
I dati della tornata. La prima cosa che si nota guardando i numeri delle votazioni in Portogallo della scorsa domenica è l’elevato astensionismo, probabilmente condizionato dalla situazione sanitaria. Alle urne si sono presentati quattro milioni di elettori, pari al 39,5% degli aventi diritto. Dunque, l’astensione si è attesta sul 60,5%, una voragine di partecipazione che prova quanto il Covid-19 possa incidere sul processo democratico di un Paese. Come detto, la tornata è stata vinta dall’uscente Marcelo Rebelo de Sousa del Partito social democratico, formazione politica di centrodestra liberale e conservatrice, con il 60,7% delle preferenze. La vittoria era stata ampiamente prevista dai sondaggi, che lo davano al 68%, ma in flessione per via della superficiale gestione della crisi sanitaria, la quale era stata ammessa anche dallo stesso Presidente uscente. Al secondo posto, con un distacco a dir poco abissale, si è posizionata la candidata indipendente, seppur membro del Partito socialista, Ana Gomes, con solo il 12,9% delle preferenze.
La ribalta dell’estrema destra. Al terzo posto si attesta, invece, la formazione “Chenga!” (che in lingua portoghese significa “Basta!”) attestatosi all’11,9% dei consensi con il suo candidato André Ventura. Il dato, pur se condizionato dall’alto tasso di astensionismo, è comunque notevole per la formazione che fino a pochi anni fa nemmeno esisteva. Inoltre, la formazione di estrema destra ha praticamente aumentato i propri consensi di ben nove volte rispetto alle elezioni politiche del 2019. Il Portogallo era considerato un caso particolare a livello europeo fino a poco tempo fa proprio per la mancanza di partiti politici di estrema destra. In poco più di due anni questa formazione è riuscita a infiltrarsi nel dibattito istituzionale e a far sentire la sua voce. Subito dopo l’elezione Ventura ha dichiarato: “Per la prima volta un partito anti-sistema ha disturbato la destra tradizionale”. Le proposte di “Chenga!” sono simili a molte altre fatte da partiti politici di destra populista, come la Flax Tax al 15%, la lotta all’immigrazione e l’aumento del potere dei poteri presidenziali, ma anche da alcune molto più estreme e preoccupanti: come quello che prevede un confinamento speciale per i rom per far fronte alla pandemia. Costa, inoltre, aveva annunciato di voler distruggere il Blocco di sinistra, con la quale ha avuto un’aspra polemica con la candidata Marisa Matias nel corso della campagna elettorale. Vedendo la percentuale a doppia cifra dell’estrema destra con il misero 3,9% del Blocco, si può dire che in parte sia riuscito nell’intento. Una crescita forte e in parte preoccupante, di cui osservare l’evoluzione nei prossimi anni.
Voglia di continuità. Nonostante la crescita di “Chenga!”, i cittadini portoghesi hanno ampiamente espresso la volontà di dare una continuità all’azione di governo. Certo, anche in questo caso il dato è particolare, con un Presidente conservatore di centrodestra che convive con un Primo ministro del centrosinistra. Infatti, Rebelo de Sousa, eletto per la prima volta nel 2016, coabita con il socialista Antonio Costa, in carica dal 2015 e riconfermato nel 2019. La riconferma del presidente era quasi scontata, poiché è stata sostenuta sia dal centrodestra che dal Partito Socialista. Il Presidente rieletto ha ringraziato tutti i cittadini, promettendo un forte impegno nella lotta al Covid-19 e alla ripresa economica: “Sono onorato dalla vostra fiducia durante questo periodo di così grave difficoltà”.