Tramonto ed alba. I Campionati Mondiali di nuoto in Corea del Sud, sono stati eccezionali per la squadra italiana. Con 15 medaglie, di cui 4 d’oro ha conquistato il sesto posto nel medagliare, miglior prestazione di sempre per i nostri colori. Il settebello si è laureato campione del mondo per la quarta volta, Gregorio Paltrinieri ha trionfato negli 800 stile libero e Simona Quadarella nei 1500 stile libero. Le due medaglie. Nel medagliere più vincente della sua storia, l’Italia può esultare per due medaglie che per l’età delle vincitrici rappresentano la storia ed il futuro del nostro nuoto. “Questa medaglia la chiamo amore, amore per questo sport e per questa gara”, così l’infinta Federica Pellegrini, coi suoi 31 anni la più anziana della squadra azzurra. Federica ha già annunciato che il prossimo anno sarà l’ultimo della sua carriera straordinaria che si concluderà alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Dopo una stagione complicata non ci attendeva un exploit a Gwangju della Pellegrini che, invece, ha stabilito il record di salire sul podio mondiale per otto edizioni consecutive nella stessa distanza, i 200 stile libero. La prima medaglia la divina l’ha conquistata a Montreal, il 27 luglio 2005.

È nata una stella. Il 19 gennaio dello stesso anno in cui una 15enne Federica Pellegrini conquistava l’argento mondiale in Canada, a Taranto nasceva Benedetta Pilato. Due destini comuni, due esordi mondiali fulminanti, d’argento e bagnati dalle lacrime. Di rabbia per Federica nel 2005, per la delusione di vedr sfumare l’oro per solo 13 centesimi; di incredulità per Benedetta che in 30 secondi ha nuotato i 50 rana, 16 centesimi dietro l’americana King. “Quando ho toccato ho visto la luce sul blocco e ho inziiato a urlare. Mi stavo sentendo male, anche la King mi ha chiesto se era tutto ok. Io vice campionessa del mondo, mi viene da piangere. Aiuto…”. 14 anni e 6 mesi, la Pilato è diventata l’azzurra più giovane a debuttare a un Mondiale, battuto il record di precocità di Federica Pellegrini. Se il tramonto di Federica è d’oro, l’alba di Benedetta è d’argento.
Rito di iniziazione. Pochi mesi fa, ai campionati italiani primaverili di Riccione, Benedetta aveva chiuso seconda alle spalle di Martina Carraro, trovando il minimo per i Mondiali. Alla stampa aveva dichiarato come gli obiettivi non erano “quelli assoluti” ma “soprattutto quelli giovanili”. Pure lì è precoce, ha vinto l’oro agli Europei con un paio d’anni d’anticipo e ad agosto si presenterà al Mondiale da favorita assoluta. Al mondiale a Gwangju si è presentata coi cappelli tinti, a metà di un giallo pennarello, dovendo subire il rito della matricola. E lei se li è tenuti così, orgogliosa sul podio dove tremava per l’emozione Benedetta, ciondolando in mezzo a sua maestà Yulia Efimova e la fuoriclasse americana Lilly King, 13 e 8 anni più di lei, rispettivamente 6 e 7 titoli mondiali. Le lacrime sul podio e i capelli tinti, il mondiale di Gwangju è stato un un rito di inziazione per Benedetta che adesso dovrà allungare gli sforzi, aggiungere un po’ di resistenza e raddoppiare la distanza. I 50 non sono disciplina olimpica, i 100 sì. La strada per Tokyo è lunga e piena di sacrifici ma lei è abituata.

Voglio scendere in campo. “Aveva 4 anni e non volevo passasse il tempo con il telefonino in mano, così l’ho iscritta in piscina. A casa i ragazzi si annoiano e il rischio è stare sempre davanti ai videogame. Il nuoto le è piaciuto subito. Ho provato a mandarla a danza, è andata un giorno e poi mi ha detto: <<Non mi piace, voglio nuotare>>”, ha spiegato mamma Antonella al Corriere della Sera. Ha le idee chiare Benedetta che per la sua passione è disposta a sacrificarsi, ogni giorno da quando a due anni. Gareggia da quando ne ha 4, per scelta del suo allenatore Vito D’Onghia che la segue da sempre ed ha convinto i genitori «Papà Salvatore, che lavora nella Marina Militare a Grottaglie, e mamma, che fa la commessa, si sacrificano a fare su e giù ogni giorno>>. Su e giù ogni giorno, 15 chilometri sia all’andata che al ritorno per arrivare a Pulsano da Taranto, casa sua dove manca una piscina olimpionica, ma non mancano i problemi. Benedetta è consapevole dei problemi dell’inquinamento ambientale della sua città: “Se posso, partecipo alle manifestazioni per lottare contro il male che ha ucciso anche ragazzi della mia età. Ma è una battaglia impari. Se serve, voglio scendere in campo”. Anche in Puglia nascono tanti campioncini nel nuoto, “Nella nostra terra possiamo lavorare per arrivare in alto. Ci sono poche vasche da 50 metri, eppure ce la facciamo comunque a primeggiare. Non lascerei mai Taranto”. E ora il sindaco di Taranto le ha promesso una piscina olimpionica. “È una bella cosa, sì, ma finché non vedo non credo”.
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