Abbassare il costo dell’energia e farlo in fretta. Perché “non possiamo pensare che si possa andare avanti per lungo tempo con un costo dell’energia così impattante sui fatturati”, avverte la presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Annalisa Sassi. Che non nasconde la delusione delle imprese per il nulla di fatto al price cap per il gas arrivato a conclusione del vertice europeo di ieri.
In tre anni bollette decuplicate. “Speravamo in un intervento europeo dopo la riunione di ieri sul price cap, che, invece, non ha sortito alcun esito. Pensavamo che fosse la soluzione, ma tutto è rimandato al prossimo consiglio ad ottobre. Chiaramente per noi il tempo conta molto: le imprese sono in forte difficoltà e hanno bisogno di risposte, perché anche le strategie future dipendono dal costo dell’energia”, ammonisce Sassi, presentando i risultati di un’indagine sugli investimenti nell’industria. Del resto i rincari non riguardano solo le aziende energivore (ceramica, carta, vetro), che saranno le prime a dover intervenire sulla produzione, ma tutto il sistema produttivo dell’industria, che ha visto crescere i costi delle bollette dai 900 milioni del 2019 agli 8 miliardi previsti per il 2022.
Ricadute sociali dal fermo delle aziende. “L’impatto è talmente forte, che c’è bisogno di risposte immediate”, incalza Sassi. Del resto, se la situazione non dovesse cambiare, le aziende potrebbero decidere di “ripensare e riprogrammare la produzione e questo può avere un impatto sociale importante“, ammonisce. “Chiediamo che si intervenga con urgenza per non dover affrontare problematiche di carattere sociale, che è proprio quello che non vogliamo”, scandisce l’imprenditrice parmigiana.
L’energia priorità del prossimo Governo. Dunque, servono “soluzioni tampone” adesso, per far fronte all’emergenza, ma dovrà essere “la priorità del prossimo governo varare misure che possano ridurre il costo nell’immediato, con un piano energetico nazionale serio per il prossimo futuro“. Solo così le imprese potranno “garantire i livelli che ci eravamo posti come sistema”, anche sugli investimenti, cresciuti nel 2021 con un trend che all’inizio del 2022 le aziende erano determinate a confermare. “Se, però, la crisi si protrarrà, i numeri saranno diversi. Abbiamo basi solide, ma non possiamo pensare che si possa andare avanti con un costo dell’energia così impattante sui fatturati per lungo tempo”, avverte Sassi, che va in pressing anche sulla Regione.
Pressing sulla regione Emilia Romagna. “Faccia tutto quello si può, anche con il piano energetico regionale”, chiede Sassi. “Non si può aspettare il nuovo governo, ma bisogna costruire soluzioni con interlocutori attuali. Alla Regione chiediamo di pensare tutto ciò che possiamo fare per mettere a terra tutto ciò che è possibile sul fronte dell’energia, accelerando gli investimenti“, prosegue la numero uno di Confindustria Emilia-Romagna, che chiede di tenere una porta aperta anche sull’energia nucleare. “E’ tema che va approfondito. Va rivalutato, senza posizioni ideologiche a priori”, conclude.
– Agenzia DiRE (www.dire.it) –