Mentre a fine gennaio eravamo tutti chiusi in casa Daniele Vallet, in piena sicurezza, si è messo a pedalare verso l’Africa. Obiettivo: Lubumbashi, nell’estremo sud del Congo. Km previsti: 20.000. Un viaggio al contrario nella rotta dei migranti per restituire all’Africa, simbolicamente e materialmente, dignità e libertà, attraverso il dono delle 50 bici acquistate con i ricavi della vendita del suo libro “Fernanda ed io”.
Tutto è andato secondo i suoi piani per i primi mesi, ma arrivato a Gibilterra le restrizioni Covid hanno costretto Daniele ad una scelta: tradire il principio stesso del viaggio prendendo un aereo, aspettare un passaggio in nave o rinunciare? In accordo con i suoi sponsor Italia Slow touA, Regione Valle d’aosta e Avis Gressan, Daniele ha trasformato l’imprevisto in opportunità e VeloAfrica è diventata momentaneamente VeloEuropa. Quindi va in Congo, ma passando da Capo Nord, testimoniando in tutta Europa l’urgenza della mobilità sostenibile.
Solo che se in Africa poteva contare sulla disponibilità di famiglie che lo aspettavano a braccia aperte ora in Europa, nei giorni in cui le condizioni atmosferiche rendono più arduo dormire in tenda, Daniele fa affidamento a contatti di amici e piattaforme come couch sourfing e warmshower, sapendo che non tutte le persone che incontrerà capiranno la sua scelta ed il suo progetto.
“Finora ogni incontro è stato positivo. Ma so c’è chi sempre chi fraintende o mal interpreta. Ci sono abituato. Quando per dodici anni sono andato a lavorare in bici in valle d’Aosta alcuni vicini di casa e colleghi dicevano che ero costretto a farlo perché mi avevano ritirato la patente. Ed invece pedalare per me era, ed è, una scelta. Mi fa sentire vivo. Niente anestesia da auto climatizzate. Niente sprechi di energie. Se in machina capita di accelerare e frenare senza pensare troppo ai litri di benzina o gasolio che bruci, tanto poi passi al distributore, quando sei su una bicicletta tu sei il motore ed il tuo corpo ti fa subito capire che devi gestire molto bene le energie”.
Ecco perché nel 2018 Daniele ha lanciato, a partire dal Charvensod, suo comune di residenza, il piano di mobilità sostenibile chiamato Boudaza-té, muoviti in patois, che prevede che comuni, negozi ed aziende premino cittadini, clienti e dipendenti che scelgono di muoversi con la bicicletta o a piedi riconoscendo loro rispettivamente buoni acquisto da usare sul territorio, sconti o permessi retribuiti. Ed oggi, dopo tre anni, alla ventina comuni coinvolti in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Friuli si è già aggiunto anche un primo comune spagnolo, ed il numero anche di negozi e aziende sta crescendo di settimana in settimana.
Daniele coinvolge nel suo viaggio davvero tutti: “se tu ora mi stai leggendo anche tu fai parte di questo mio viaggio. Quindi che farai ora? Parlerai di Boudaza-té alla tua azienda o al tuo sindaco? Mi darai contatti europei per un letto ed una doccia o sosterrai il progetto di acquisto bici per il Congo? O ti farai ispirare dai miei racconti sui viaggi a Itaca, Nepal, India, Sardegna? Io ti consiglio di scegliere dopo aver fatto una bella pedalata. La bici offre sempre ottimi consigli.”
E Daniele lo sa per esperienza personale. Lui a forza di pedalare lo scorso anno, in piena pandemia ha scelto di cambiare vita: ha lasciato il suo lavoro sicuro da dipendente pubblico, ha scritto due libri e poi è partito per questo viaggio.
Aspettando la sua intervista di cambio vita, ed il suo nuovo libro, ecco dove impazienti e i curiosi possono seguire le avventure quotidiane di Daniele con la sua bicicletta Frida. Ed ora, tutti a pedalare!