Nella sua cantina ci sono prosciutti, formaggi e verdure sott’olio, tutte rigorosamente coltivate nell’orto di casa. Sembra di essere nel Sud Italia, invece Michael cresce a Montreal, in Canada. I suoi nonni sono italiani, vissuti tra la Calabria e la Campania. Negli anni ’50, fanno una scelta molto coraggiosa, quella di volere di più dalla vita. Più opportunità di lavoro, più sicurezza e una migliore istruzione per i figli. Così comprano un biglietto di sola andata per il Canada e, con pochi soldi in tasca e nient’altro, lasciano per sempre la loro terra. Lì trovano un’intera community di italiani e in quel pezzettino di Canada, nasce Michael Carbone. Tutte le domeniche ci si riunisce per il pranzo; un’unica tavola, tanto cibo e una grande famiglia.
La loro visione della vita è tradizionale, non molto lontana da quella tavola. Michael è curioso, sveglio e ambizioso; sogna una casa con un giardino e un cane. Quando pensa al suo futuro, il suo desiderio è quello di lavorare a Montreal nei mesi meno freddi e in isole calde, il resto dell’anno. Ma la realtà è un po’ diversa. A 25 anni vive ancora con i suoi genitori. La sua è una vita tranquilla, sicura, senza nessuna responsabilità, senza nessun rischio. Conclude brillantemente il suo percorso universitario e trova subito lavoro alla Nike. Sembra tutto perfetto. Tutto già scritto.
“Avevo bisogno di sentirmi vivo”, quel senso di sicurezza e protezione non mi bastava più. “Ricordo una sera di novembre, ero in macchina, fuori era freddissimo e io stavo tornando dal lavoro. Come sempre, da bravo ragazzo, guidavo entro il limite di settanta chilometri all’ora, quando all’improvviso sono stato assalito da un incontrollabile bisogno di adrenalina, così ho schiacciato il piede sull’acceleratore, fino a sfiorare i centoventi chilometri orari.” Sembra un gesto banale, una piccola forma di ribellione, ma quelle emozioni forti scatenano in Michael un irrefrenabile desiderio di cambiamento.

Quella stessa sera decide di affrontare i genitori e di riprendere in mano la sua vita. Il loro disappunto è evidente e disarmante. In quel momento Michael capisce che spesso, la nostra famiglia, non vuole l’eccellenza per noi, ma solo la nostra sicurezza. Il bisogno di proteggerci sempre è più forte della nostra ambizione. La mancanza di appoggio lo priva di tutti quegli strumenti che lui ritiene fondamentali per emergere, così si blocca, lì, su quel limite di settanta all’ora che gli altri stabiliscono per lui.
Quando hai un sogno e quel sogno ti tiene sveglio la notte, capisci che sei tu l’unica persona che può realizzarlo. Il gesto forte con cui Michael accoglie la prima sfida della sua vita è l’iscrizione all’Ironman. Una gara che comprende tre discipline sportive, un tempo massimo di esecuzione e una forza fisica e mentale sovraumana. L’Ironman è quella distanza che ti resta da percorrere quando nel tuo corpo non è rimasta nessun’altra risorsa, se non quella mentale. Per questo è la gara più sfidante e più bella al mondo. Michael decide di iniziare così a superare i suoi limiti, non sapendo nuotare e non avendo neppure una bici con cui gareggiare. Si allena duramente per mesi, curando la forma fisica e l’alimentazione, parte fondamentale della vita di ogni atleta. Ogni giorno fa un passo in più.
Arriva il momento della gara. È agosto del 2014, sono le 7 del mattino, Michael è su una spiaggia canadese e sono in tantissimi. Si inizia con il nuoto. Pronti, via! Si accorge subito di essere partito troppo veloce e, a soli 200 metri dalla spiaggia, è già completamente distrutto. L’acqua è gelida e lui è bloccato, con dei forti crampi alle gambe, un freddo ineguagliabile e il pensiero continuo di non potercela fare. È una cosa al di sopra delle sue capacità, ma c’è tutta la sua famiglia a incoraggiarlo, non può mollare. Riorganizza i pensieri, si guarda intorno e capisce di non essere l’unico a soffrire, raccoglie le poche energie che gli restano e continua la sfida più grande della sua vita. Prende un bel respiro e nuota fino alla fine. È a terra. È il turno della bici, ma il suo errore più grande è quello di non cambiarsi. Così anche quel percorso è una lotta per la sopravvivenza. Il sole caldo e una breve pausa lo aiutano a rinnovare l’ottimismo e a sfruttare le energie che gli restano per portare a termine la gara.

“Michael you are finischer” una frase che dentro risuona come un “Wow, ce l’ho fatta! Ora quale altra sfida posso affrontare?”. È questa la nuova forza mentale di Michael. Se riesci a porti e a raggiungere sempre piccoli obiettivi quotidiani, piano piano riuscirai a raggiungere i più ambiziosi dei traguardi. Michael, forte di questa grande vittoria, inizia il suo percorso verso il successo. A febbraio si licenzia dall’azienda per cui lavorava, senza nessuna sicurezza e senza alternative concrete e prende un volo di sola andata per la Thailandia. Il suo primo viaggio da solo.
Ed è qui, nella patria di tutti gli imprenditori digitali, che il suo destino si unisce a quello di Alice Bush, che oggi è sua compagna inseparabile di vita e di lavoro. Vivono di nuovo in Canada, a Vancouver, hanno una bellissima casa, un bambino di nome Sebastian e una sorellina in arrivo e, ovviamente, un giardino dove poter giocare con i loro due cani. Michael e Alice sono fondatori e titolari della Italo Digitali, una realtà imprenditoriale che nel 2019 ha fatturato cinquecentomila euro, con l’obiettivo di raddoppiarli entro il 2020. La storia di Michael ci lascia insegnamenti preziosi. Mai sentirsi in colpa se decidiamo di non accontentarci, ma dobbiamo essere noi i primi a crederci. Abbiamo il potere di agire da soli, di crearci tutti gli strumenti che occorrono per avere di più. Ogni tanto bisogna fermarsi ad osservare i piccoli successi quotidiani, solo così prendiamo consapevolezza di ciò che siamo e di dove vogliamo arrivare. Ogni piccolo passo porta al successivo, non ci resta che agire. E tu, quale azione decidi di compiere oggi per andare incontro alla realizzazione dei tuoi sogni?
1 commento
“Michael you are finischer”???
Casomai “Michae, YOU ARE AN IRONMAN”!
E casomai si scrive “finisher”…
urge un correttore di bozze amici 😉