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L’ingresso dei farmaci equivalenti ha trasformato il mercato farmaceutico mondiale, migliorando l’efficienza del sistema sanitario e promuovendo la sostenibilità. Questi farmaci, efficaci quanto i branded, stimolano la concorrenza etica sui prezzi e ampliano l’accesso a cure di qualità. Tuttavia, in Italia, i farmaci di marca generano ancora un copayment annuale di oltre un miliardo di euro, risorse che potrebbero essere utilizzate meglio. Nonostante i progressi, permangono resistenze tra operatori e pazienti, spesso dovute a informazioni poco accurate. A questo proposito, durante l’evento ‘IL RUOLO SOCIALE DEL FARMACO EQUIVALENTE – CALL TO ACTION’ – promosso da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Teva -, gli stakeholder hanno discusso azioni concrete per aumentare l’uso dei farmaci equivalenti, riducendo i costi per i cittadini e migliorando l’accesso alle cure.

Chiamata all’azione

Francesco Marchitelli, Commissario Straordinario Direzione Generale ASL Roma 6, ha sottolineato l’importanza di questi farmaci: “L’introduzione dei farmaci equivalenti è fondamentale per garantire l’accesso ai trattamenti medici a prezzi più accessibili. La riduzione della compartecipazione del cittadino è cruciale perché permette una maggiore adesione alle terapie prescritte, senza che i costi diventino un ostacolo. Per aumentare la penetrazione dei farmaci equivalenti sul mercato dopo la scadenza del brevetto, si potrebbero intraprendere diverse azioni tra cui, a titolo esemplificativo, campagne di sensibilizzazione, incentivi economici ai pazienti che scelgono di acquistare farmaci equivalenti, monitoraggio della qualità affinché questi farmaci rispettino gli standard di qualità e sicurezza richiesti e quindi aumenti la fiducia dei pazienti e degli operatori sanitari”.

Formazione e monitoraggio: le chiavi del successo

A seguire, Stefania Dell’Orco, Direttore UOC Farmaceutica Territoriale ASL Roma 6 ha evidenziato che il farmaco equivalente significa opportunità terapeutica irrinunciabile per il sistema sanitario nazionale, con garanzia di: efficacia, sicurezza, qualità e sostenibilità. “Gli interventi risolutivi a mio parere – continua Dell’Orco – giocano su tre aspetti: la formazione della classe medica ancora poco convinta/attenta al tema della compartecipazione, causa di una riduzione di aderenza e persistenza nei trattamenti farmacologici, la reintroduzione nelle politiche di rimborso dei farmaci di quote premiali al farmacista per ogni confezione di farmaco a brevetto scaduto con prezzo uguale a quello di riferimento e un monitoraggio costante e capillare delle quote di compartecipazione nelle aziende sanitarie – predisposizione di reportistica specifica nelle piattaforme regionali dedicate al monitoraggio della spesa farmaceutica”.

Promuovere la cultura del farmaco equivalente

Andrea Cicconetti, Presidente Federfarma Roma, ha osservato: “I dati nazionali confermano come il non utilizzo dei farmaci equivalenti sia soprattutto dovuto ancora ad un retaggio culturale. Per far cadere questa barriera è necessario che tutti gli attori coinvolti, medici e farmacisti, promuovano incessantemente presso i cittadini la cultura del farmaco equivalente”.

Giovanni Riggio, Medico medicina Generale Asl Roma 6, ha ribadito: “La gestione del farmaco equivalente spetta al medico prescrittore e al farmacista. Purtroppo abbiamo ancora colleghe e colleghi (e farmacisti) che sconsigliano l’equivalente o lo presentano alla vecchia maniera, definendolo “generico“, termine che in italiano ne ha segnato la carriera fin dagli esordi. Forse bisognava chiamare un buon traduttore del termine “generics”. Comunque l’ignoranza e la maldicenza in questo campo ancora regnano sovrane. Va compiuto quindi ogni sforzo possibile per la sua diffusione e per ingenerare nei nostri pazienti una maggior fiducia nel farmaco equivalente”.

D’accordo su questa linea Giuseppe Lanna, Presidente Provinciale SNAMI, Regione Lazio, che aggiunge: “A mio avviso un elemento critico di successo è rappresentato dallo switch tra case produttrici che avviene in farmacia, che mette in crisi il paziente e a rischio l’aderenza e la continuità delle cure. Il cambio continuo di colore delle scatole, forma e colore delle pillole genera confusione, perché dobbiamo sempre ricordarci che i nostri pazienti sono poli-trattati e assumono anche più di 10 compresse al giorno. Per limitare questo fenomeno si dovrebbe apporre su ogni prescrizione la non sostituibilità, ma questo essendo in Italia rischia di mettere in cattiva luce il medico, come se avesse un rapporto privilegiato con una casa produttrice rispetto all’ altra. Potremmo dire che questo è un pregiudizio del medico. Altro elemento critico c’è nelle dimissioni dall’ospedale, soprattutto per le EBPM che, pur essendo da anni nei reparti disponibili solo i bioequivalenti, alla dimissione troviamo sempre l’indicazione del brend. Quindi quotidianamente i medici di medicina generale fanno un grande lavoro di informazione sui pazienti che è in parte vanificato da quanto sopra detto”.

Benefici economici e sanitari

Giovanni Cirilli, Segretario Regionale FIMMG, Regione Lazio, ha spiegato: “I medicinali equivalenti possono avere un prezzo di vendita molto più basso rispetto a quello del medicinale di riferimento, potendo arrivare a una riduzione percentuale massima del 75%. Ciò costituisce un’importante risorsa per i cittadini e per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Per i primi produce un consistente risparmio sia sull’acquisto di farmaci non rimborsati dal SSN sia sull’acquisto dei farmaci a carico del SSN, in quanto è ridotta o azzerata la quota di compartecipazione (ticket). Per il SSN, invece, consente di liberare risorse da impiegare nell’acquisto di specialità medicinali molto costose (come alcune terapie contro il cancro o l’Aids e per malattie rare) e per aumentare l’offerta di farmaci gratuiti alla cittadinanza. Le azioni necessarie per incrementare il consumo dei farmaci equivalenti sono: informazione e formazione – promuovere campagne di informazione rivolte sia ai medici che ai pazienti per sottolineare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci generici; controllo e regolamentazione – rafforzare le regolamentazioni ed i controlli sui siti produttivi per evidenziare come i farmaci equivalenti soddisfino gli stessi standard di qualità e sicurezza dei farmaci di marca, aumentando così la fiducia dei consumatori nei loro confronti; collaborazione con la farmacia dei servizi – migliorare la distribuzione di farmaci generici anche attraverso il deblistering per evitare la confusione per somiglianza di nomi o di confezionamento”.

Sfide per il Sistema sanitario

Manuela Petino, Medico medicina Generale Simg, Regione Lazio, ha affermato: “I farmaci sono una delle voci di spesa che ad oggi pesa di più su pazienti e cittadini già gravati dal peso della necessità di ricorrere all’out of pocket nella prenotazione di prestazioni sanitarie”. E ancora: “Il Servizio sanitario nazionale è sempre più in difficoltà e i cittadini ne risentono. Permettere un accesso, laddove possibile, più vantaggioso alle terapie – e penso in particolare alle terapie croniche – deve essere un nostro caposaldo”.

Collaborazione e informazione

A chiudere il tavolo di lavoro Alberto Giovanzana, Associate Director Government & Regional Affairs Teva Italia, con questo messaggio: “Occorre fare sistema tutti insieme, investendo sul farmaco equivalente. Come Teva stiamo lavorando a campagne informative, affinché ci sia una presa di posizione ulteriore rispetto alla presa di coscienza dei cittadini, ma molto possono e devono fare medici e farmacisti”.

Accogliamo con soddisfazione la notizia dell’apertura di un’indagine da parte della Commissione Europea nei confronti di Meta, il colosso dei social network, e in particolare su Facebook e Instagram. E’ grave che gli algoritmi possano aver stimolato dipendenze, depressione, comportamenti di isolamento e in generale danni alla salute mentale di bambini e adolescenti e che non siano stati rispettati i metodi di verifica dell’età. Come Pro Vita & Famiglia ormai da anni denunciamo proprio la iper-digitalizzazione dei minori in Rete, che spesso porta anche a pericoli ancor più devastanti come la sessualizzazione precoce finanche casi di abusi, adescamenti, pedofilia e pedopornografia. Auspichiamo che il prossimo Parlamento Europeo, che sarà rinnovato con le elezioni di giugno, arrivi a nuove e più stringenti misure per la tutela dei bambini, sulla base delle ultime evidenze, in particolare rendendo realmente effettivo ed efficace il limite di età del cosiddetto consenso digitale.

Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia sull’indagine aperta dalla Commissione Europea nei confronti di Meta per la possibile violazione delle norme Ue contenute nel Digital Services Act (Dsa) a tutela dei minori.